Incollats,
Ecco alcune precisazioni sul mio modo di lavorare riguardo all'argomento collaborazioni.
- In entrata: ovvero se volete leggere i miei libri, potete solo farlo comprandoli o prendendoli in prestito su Unlimited. A meno che non siamo amiche, non faccio più collaborazioni per diversi motivi:
o 1. Mi chiedono sempre solo cartacei con le solite scuse che ritengo valide 1/1000 perché anche io ho problemi di vista e uso Alexa, audiolibri o text to speech, sul cartaceo ci vedo ancora peggio. Volete il cartaceo nel bene per fare libreria, nel male per rivendervi il libro a recensione avvenuta. È successo, date un'occhiata su Ebay e Vinted.
o 2. Se mando l'ebook vengo penalizzata con recensioni negative perché a qualcun altro ho mandato il cartaceo. È successo.
o 3. Tempi biblici per qualsiasi recensione. Se devo spendere minimo 10 euro a persona per mandare un libro e aspettare anche un anno per ricevere la recensione, beh, allora ci sono modi più economici per averne su Amazon senza dover fare un mutuo per indorarmi i recensori che poi mettono in TBR libri trash prima dei miei manco frutto di collaborazioni.
o 4. Mi piacerebbe che le persone scegliessero di leggere i miei libri perché interessate non costrette.
o 5. Se devo pagare un sostituto dozzinale dell'editor, allora ne pago uno professionale. Sinceramente mandare un cartaceo e sentirmi anche sottolineare i refusi dopo che ho pagato un editor mi fa girare le palle. Quando poi personate vaccate come "ti amo da quando ho quindici anni" detto da un CEO di trentacinque (pazienza se fosse un poraccio ma questo ha settantanove master e parla come un ragazzino del carcere minorile di Mare Fuori?). Oppure le «e» apostrofate nel testo del libro, o altre lettere cui l'accento è stato sostituito dall'apostrofo. Pazienza se siete su Internet, già ci dobbiamo sorbire le testate online che scrivono «E'», ma seriamente, nel libro stampato anche no.
Come ragiono da lettrice:
- Ho già detto che non la penso come una scrittrice, ma da lettrice, ma ci sono alcune cose che non posso vedere, perché non si possono vedere, e sono nel mio mondo di illusa:
Ritengo superfluo parlare delle acca del verbo avere. Oppure no?
- Usare "da quando + verbo al presente" laddove una situazione non può essere protratta al momento in cui sta parlando il personaggio o il narratore. "Ti amo da quando ho quindici anni" è sbagliato persino a sedici, oppure "Sogno di fare il dottore da quando sono bambino", ma ora sei uomo, è sbagliato. Non è solo un errore dialettale, ma è proprio un errore. In bocca ad un CEO o un nobile plurilaureato fa proprio cagare. Ci sta se me lo dice Carmine Di Salvo di Mare Fuori, perché parla dialetto napoletano per il 90% del tempo e quando parla italiano è verosimile che non sia forbito come un professore della Crusca.
«Vivo a Roma da quando sono nata» è giusto.
«Vivo a Roma da quando ho ventisei anni» è sbagliato persino se hai ventisei anni e ti sei trasferita nel giorno del tuo ventiseiesimo compleanno.
Uso lo stesso girone dell'inferno per quelli che usano "piuttosto che" come sinonimo di "oppure"

- Gli apostrofi al posto degli accenti (e viceversa!). Ebbene, anche se purtroppo questo male imperversa un po' dappertutto e crea grande confusione: «E'», «e'», oppure qualsiasi altra lettera che preveda l'accento al posto dell'apostrofo maiuscola o minuscola che sia, è sbagliato. Sulle minuscole è uno scempio da girone dell'inferno, sulle maiuscole l'errore ha una causa antica e moderna. È altrettanto inguardabile "Ma pensa un pò".
La ragione antica riguarda i caratteri di stampa o incisione di una volta, persino quelli delle lapidi, laddove c'erano grandezze fisse che non consentivano l'inserimento dell'accento e quindi veniva posto esterno similmente ad un apostrofo. Ma era un problema di carattere originale, non esisteva la lettera maiuscola accentata. La ragione moderna è la pigrizia: non si pigia il dito sul cellulare per avere la È oppure non si conosce la scorciatoia di tastiera per scriverla su internet (Alt+0200 ad esempio). Questo è diventato quasi drammatico nelle testate online dove ultimamente ho letto «Parla di sé» scritto «Parla di se'». E purtroppo questa schifezza l'ho notata anche nei messaggi del mio operatore telefonico, nella conferma della prenotazione del vaccino Anti-Covid (roba che a momenti faccio come nel mio libro "Eleonora"), o altrove. Persino negli articoli dell'agenzia Ansa. O nei sottotitoli RAI, Sky, talvolta pure su Netflix e Primevideo.
L'apostrofo dopo una vocale ha un significato preciso, quella parola è stata troncata: be' per bene, po' per poco, mo' per modo. Oppure è un imperativo di alcuni verbi: di’, fa’, va’, sta’, da’ (imperativi dei verbi dire, fare, andare, stare, dare).
- «È tutto apposto» è sbagliato. Io mi apposto sotto casa tua e ti aspetto per menarti con un vocabolario. Perché si dice «A posto». Cioè «Va tutto bene». Apposto è voce del verbo appostare.

- I nomi dei giorni e dei mesi con la maiuscola. Cazzo, siamo italiani non inglesi o tedeschi (anzi, loro mettono la maiuscola a qualunque sostantivo). A parte alcune giornate speciali, mesi e giorni non vanno maiuscoli, a meno che non siano dopo un punto, la prima parola di una frase o il nome di una persona. I giorni speciali sono Martedì Grasso, Venerdì Santo ecc. Se ti chiami Mercoledì Addams allora va maiuscolo, ma se ci vediamo mercoledì, questo va minuscolo. In italiano va minuscolo. Idem per i mesi. Se mi chiamo Ottavio Dicembre (non chiedetevi dove mi sia uscito questo nome) andrà tutto maiuscolo. Ma se dico: sono nato il dieci dicembre, questo sarà minuscolo. Il mio libro esce il 24 marzo. Mia zia si chiama Domenica Rossi e la vedrò domenica a pranzo. Fa specie perché ho visto mesi e giorni con la maiuscola poi nomi di persone con la minuscola. "Esce il 14 Febbraio" poi "kevin è un ragazzo problematico".
I nomi e le date sono inventati per questo articolo.
È capitato che per persone cui sono affezionata e usando Alexa io abbia bypassato queste regole, ma sono rare eccezioni. Giusto "occhio non vede..."
Ecco, se vi chiedete come mai non siete nei miei spacci e avete fatto uno di questi errori, sappiate che questo potrebbe esserne il motivo. E che a me hanno dato stelle mute per delle virgole o delle frasi lunghe.
Io non do valutazioni pari o sotto alle 3 stelle (postilla 2025: ora sì, perché trovo che il rispetto sia una corsia a doppio senso). Non come spacci. Sui diamanti ne parliamo altrove.
Se un libro non mi piace, e non è una collaborazione RB, lo mollo e non valuto un libro che non finisco.
❗❗❗Non metto stelle mute. Neanche quando so benissimo chi le abbia messe a me, così come so benissimo di chi sia amico l'ubriacona di Fable o il fattone di Goodreads. Senza parlare della psicologa con l'invidia del pipillo...

Occhio per occhio è una cagata. Io sono sempre dell'idea del "non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te", o la nuova versione del Padre Nostro con "rimetti a noi i nostri debiti come ANCHE noi li rimettiamo ai nostri debitori". Anche se mi incazzo e mi sfogo su Instagram, perdono fino a "settanta volte sette", ma alla 491° stella muta ne riparliamo (vediamo se siete bravi in matematica). Non sono come quell'autrice che si ritiene immune da errori e pensa di piacere a tutti, tanto superba da permettersi di infangare gli altri e pensare di non essere maleducata.
Per il resto come ho già detto, se la storia mi prende, molte volte non mi accorgo neanche dei congiuntivi o dei condizionali sbagliati. Li vedo o li sento, se uso Alexa, ma cerco di soprassedere perché se facessi come molti fanno, avrei lo Spaccio vuoto, soprattutto perché tanti traduttori (di CE pure grandi) dimenticano che l'italiano possiede il congiuntivo e il condizionale.
Finisco con le copertine e le immagini promozionali.
Conosco la legge, non giurerei che questo sia un dato comune a molti, e le immagini che uso sono tutte nel rispetto della legge sul diritto d'autore più recente. Pago l'utilizzo (non esclusivo perché costa meno) delle immagini direttamente al fotografo, al modello o tramite siti di stoccaggio (Stogram, Istock, Adobe stock, Dreamsstime ecc.); oppure tramite Canva, pagando un abbonamento. Si può chiaramente vedere pigiando il tastino info delle immagini su Canva per capire.
Idem per le citazioni letterarie e/o musicali.
Non parliamo dei nomi di persona. Se avete uno zio che si chiama Marco Martinelli o una cugina di nome Lara Lalli; il nonno di vostro marito si chiamava Javier Cortes o vostra suocera all'anagrafe fa Monnalisa Albertini, sono omonimi ma non li ho inclusi nei miei romanzi. Per la cronaca: ci sono circa 1809 famiglie Baglioni in Italia. Due cantautori, Claudio e Lorenzo portano questo cognome. Poi ci sono gli hotel.
Infatti, nella sezione copyright dei miei libri appare sempre questa dicitura: Copyright © Nome Cognome dell'autrice anno "Titolo del libro" Tutti i diritti riservati. Questo libro o parte di esso non può essere riprodotto o utilizzato in qualsiasi modo senza il permesso scritto dell’editore tranne che per l’utilizzo di brevi citazioni in una recensione del libro o una rivista accademica. Beta e sensivity reader Nomi Editing: Nome/Nomi Editing grafico: Nome Consulenza tecnica: se presente è indicato il nome SIAE nr... NOME AUTRICE SERIE SE PREVISTO ©Copertina Nome del grafico. Foto originali licenze da Nome del programma o sito di stoccaggio, si ringrazia Nome del modello e/o fotografo per l'immagine di copertina. Immagini usate con licenza acquisita e acquistata nel rispetto delle leggi europee vigenti in tema di diritto d'autore. Seppur collocate nel contesto di vite reali, le storie narrate sono frutto della fantasia, dell’immaginazione e della libera espressione artistica dell’autrice. Il ruolo dei personaggi, dei media, delle organizzazioni, dei luoghi, degli avvenimenti storici, dei programmi televisivi, le manifestazioni sportive in generale dei soggetti pubblici e privati realmente esistiti o esistenti, è stato liberamente rielaborato e romanzato, così come la partecipazione alle vicende reali o storiche dei personaggi sono inventate dall’autrice. Qualsiasi collegamento con le persone vissute o viventi, non esplicitamente individuate, è perciò puramente casuale. La scelta della variazione dei font è un vezzo di tipo estetico considerando la natura del libro come testo di svago.
A volte viene indicato se si tratta di un retell da cosa è ispirato (se sono fiabe), o se e come si sono ottenuti i diritti da altri (es. Daphne con i Cavalieri dello Zodiaco).
Ecco, fateci caso prima di scassare la minchia.
Ultima cosa: se dovessi proprio essere talmente becera (se non conosci il significato di questa parola guardati allo specchio) da usare la notorietà altrui per pubblicità e hype la cercheremmo in chi su Amazon ha sopra le 2000 recensioni ed è uscito negli ultimi due mesi. «Spare» del principe Harry è tra i papabili, anche se è già vecchio. Di sicuro non un libro con 40 recensioni uscito da anni! Ogni riferimento a chi me l'ha menato per una copertina è volutamente non casuale. P.S. Non vado al Festival del Romance perché non ho i soldi e perché la mia salute pessima non mi permette di prendere un impegno con un anticipo così ampio come quello che giustamente serve per questo tipo di eventi. Di conseguenza, cara autrice che porti il nome di un mio libro, non mi permetto di criticare o giudicare chi lo organizza o chi vi partecipa, per quello ci sono gli smerdatori di professione con tanto di tesserino da giornalisti, io me ne frego. Mi dispiace non esserci? Certo che sì. Vorrei esserci? Certo che sì. Ma per il resto se non posso per una mancanza mia perché dovrei imputarla a qualcun altro? Non penso sia neanche immaturo, ma proprio stupido, considerato che sono del 1972, la fase del "maestra è colpa sua" penso di averlo superato nel 1976...