Incollati,
Prima vi parlavo di come a volte l'arte, in particolare la scrittura, possa in qualche modo essere un'àncora, un modo per salvarsi, un modo per esorcizzare, ma pure per cristallizzare qualcosa nel tempo. Un ricordo, un'adolescenza inquieta nel senso più terribile e profondo del termine, un luogo che, nonostante tutti i difetti oggettivi, il dolore, lo sbando, la povertà, la disperazione è spazio di aggregazione e famiglia. Amicizia. Amore.
Mi sono imbattuta nel romanzo "Dall'asfalto alle stelle" di Antonella Malvezzo per caso, un suggerimento di Amazon non so nemmeno sulla base di quale altro libro letto (forse il cookie "libri da piantometro a mille") e il fatto che fosse ambientato a Genova ha fatto il resto. L'editore è Dark Zone.
Il libro è ambientato al CEP, che io per un periodo ho visto dall'altra parte della montagna, ma dove è cresciuto mio marito per una buona fetta della sua vita (la protagonista, Ambra, vive proprio nella stessa via dove oggi abita ancora mia cognata!) e il CEP è anche il vero protagonista della storia. Siamo nella seconda metà degli anni Novanta e quanto l'autrice descrive è in parte autobiografico, almeno, lo suppongo dalle note finali. L'amore/odio per quel dedalo di vie sulla collina del ponente genovese, cemento sull'erba brulla, povertà, discariche abusive, spaccio e tutto quello che "fa periferia e degrado" si percepisce in ogni pagina, così come la voglia di dire che, come cantava un genovese molto famoso, "dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori".
La storia non è solo quella dell'amore acerbo ma appassionato tra Pietro "Spada" e Ambra, ma è anche quella di alcune amicizie fondamentali per stare a galla, per farsi forza, per non sentirsi abbandonati. A margine della vicenda, ma non nel senso di marginali, piuttosto come due punti di partenza e di chiusura della storia, due eventi strazianti, due giovani perdite che segnano la protagonista e il quartiere stesso.
Uno di questi, ho scoperto essere un fatto reale, che l'autrice ha riportato con delicatezza e come l'omaggio meritato e doveroso.
Il libro mi è entrato dentro, lo confesso, l'ho sentito come pochi altri nella vita. Io non ho vissuto il CEP, mio marito è del 1965, Ambra la protagonista parrebbe del 1982, quindi la sua realtà era leggermente diversa da quella di Ambra, Pietro, Marco o Turi. Come è diverso oggi, e l'autrice ne fa un ottimo riassunto nell'epilogo ambientato nel 2010. Io ho vissuto Marassi, in parte, per un breve periodo (perché anche qui ci sono le case popolari, mia madre ancora vive in un appartamento riscattato dall'ex IACP, oggi Arte), comprendo e sento quell'appartenenza, quell'amore/odio e quelle radici che non sono riuscita a staccarmi di dosso neanche vivendo per un periodo altrove.
Qui c'è il Biscione, là le Lavatrici, ma lo scempio architettonico cammina pari passo con il degrado umano, che è vero, oggi è peggio di allora, perché quando scendevi in piazzetta col motorino truccato, fumavi di nascosto, ti truccavi di nascosto, eri vero. Non artefatto da un social network. Anche se abbandonato, solo, con un background di povertà, solitudine, vizio.
Mi sono rivista in Ambra, soprattutto dal punto di vista della famiglia originaria. Ho riconosciuto in Francesca, Turi, Marco, Spada e Luca molti dei miei vecchi amici.
Lo consiglio a chi vuole leggere una storia di speranza, d'amicizia e commuoversi parecchio, anche e soprattutto se non è di Genova.
L'unica domanda che mi viene da fare è... ma dopo quel semaforo del 2010, che è successo?
Dai metri ho tolto #minchiometro e #figometro perché parliamo di ragazzini e anche se le scene d'amore non mancano e i protagonisti sono graziosi, non me la sono sentita di inserirli come per romanzi con protagonisti trentenni!
Piantometro 😭 😭 😭
Kellanometro 💖💖💖
Schiavometro 🖼🖼 🖼